Qualche giorno fa ho incontrato uno dei migliori ottimi pessimi esempi di comunicazione medico paziente della mia vita.
Ricerca
Mi spiego meglio, ho dovuto portare un parente a fare una visita per un problema abbastanza critico. Il medico da cui andare ci era stato consigliato da un altro medico che conosciamo da anni e di cui ci fidiamo molto.
Io, personalmente, ho cercato in rete informazioni su questo professionista trovando in realtà ben poco, alcuni articoli scientifici, di cui non ho capito un gran che, qualche collaborazione e poco altro.
Attesa
Comunque, fidandoci del consiglio, fissiamo l’appuntamento e, con 10 minuti d’anticipo, ci rechiamo presso lo studio del medico, in centro a Milano. Arrivati in loco con un taxi, citofoniamo e ci viene risposto: «scendiamo tra un attimo ad aprirvi».
Da cui iniziamo ad aspettare io e il mio parente appoggiato al suo bastone, sul marciapiede sotto la pioggia.
Dopo quindici minuti finalmente ci fanno entrare in studio.
Come prima cosa ci chiedono di pagare…
Poi ci accomodiamo in sala d’attesa dove passiamo altri venti minuti…
Visita
Finalmente entriamo al cospetto del dottore, lui è in piedi dietro la scrivania, non si siederà mai per tutto l’appuntamento, e ci chiede: «Qual è il problema?».
Il mio parente, avendo portato tutte le carte cliniche di un problema che lo assilla da ormai qualche anno, porge le carte e inizia a spiegare il “problema” e la storia. Intanto il medico inizia a recuperare i DVD delle tac e degli altri esami guardandoli al computer senza degnarci di uno sguardo.
Poco dopo dice: «Qua bisogna fare “questo e quest’altro” (non riporto i termini specifici perché nessuno di noi ha capito di cosa stesse parlando). Le fisso un day hospital da noi e facciamo gli esami, poi le dirò cosa dobbiamo fare»…
Nel mentre gli suona il cellulare, a cui risponde…
Congedo
Detto questo ci congeda con una certa fretta e ci rimanda al desk senza spostarsi da dietro la scrivania…
Giusto per concludere, le operatrici dell’accettazione ci chiedo, mentre usciamo, se possiamo aprire il portone ad altri pazienti che erano sul marciapiede ad aspettare…
Riflessione
Tornando a casa ho cercato di analizzare le mie sensazioni e quelle del mio parente rispetto a quanto successo.
In ordine casuale ecco cosa ci è passato per la mente:
- maleducato
- costoso
- in ritardo
- non ho capito
- non so se fidarmi
- si, ma alla fine, cos’ho
- forse chiedo un altro parere
- poco professionale
- antipatico
- sarà bravo?
- posso fidarmi?
- voglio più informazioni
- poco organizzato
Conclusioni
Non so se alla fine ci affideremo a questo medico, e il “segreto” è tutto in questa parola AFFIDARSI.
Io, come buona parte dei pazienti, non ho modo di valutare le competenze tecniche del medico che ho di fronte, proprio non posso valutarlo.
Allora devo fidarmi di lui, devo affidarmi a lui. Il professionista che ho incontrato è probabilmente bravissimo ma il suo atteggiamento e tutto l’appuntamento hanno giocato contro di lui.
Lui stesso e il suo team hanno giocato contro di lui, nessuna empatia, nessuna cura, nessuna attenzione…
Ed eravamo andati privatamente, pagando profumatamente…
L’unica cosa positiva di tutto l’incontro è stata quella di aver arricchito la mia collezione di ottimi pessimi esempi.
Gualtiero Tronconi