Premessa
Questo è un articolo ricco di ipersemplificazioni e di parole semplici, perché a furia di complicare le cose poi chi quelle cose ha bisogno di capirle se ne allontana e finisce per non fare più niente e, nel migliore dei casi, perdere delle opportunità.
Il fraintendimento
Sempre più spesso, parlando con amici piccoli imprenditori o professionisti, mi capita di imbattermi in una serie di grandi misunderstanding in risposta alla domanda: cosa è il marketing?
L’errore in cui più spesso si cade è quello di sovrapporre il “commerciale” al marketing e quindi mi ritrovo a sentire professionisti sanitari che affermano: «Io non voglio fare quelle cose lì, non mi interessa vendere…»
Al di là delle riflessioni sul concetto di “vendere”, di cui scriverò più avanti, vorrei affermare una volta per tutte che marketing e vendita sono due attività diverse e distinte.
Back to the basics
Ecco cos’è il marketing secondo l’enciclopedia Treccani:
[…] il complesso dei metodi atti a collocare con il massimo profitto i prodotti in un dato mercato attraverso la scelta e la pianificazione delle politiche più opportune di prodotto, di prezzo, di distribuzione, di comunicazione, dopo aver individuato, attraverso analisi di mercato, i bisogni dei consumatori attuali e potenziali.
Quindi, giusto per chiudere l’argomento del fraintendimento iniziale, potremmo desumere che la vendita sia una delle tante attività di marketing.
Ho già affrontato, e affronterò presto, tanti dei temi di questa disciplina:
- il tone of voice
- il visual e web marketing
- la comunicazione
- il social marketing
I discorsi che sento però mi fanno pensare di dover affrontare l’argomento da un punto di vista più generale.
Il contrario di: marketing
Come per il verbo comunicare, anche per la parola marketing non esiste un contrario.
Se andassi a una cena, con gli occhiali da sole, sedendomi in un angolo e non parlando con nessuno che non sia il cameriere, per tutto il tempo starei comunque comunicando qualcosa ai miei commensali.
Magari che sono al termine di una pessima giornata, molto probabilmente verrei interpretato come uno che vuole essere da un’altra parte.
La medesima cosa avviene con il marketing.
Mi fanno sorridere quegli imprenditori che rifiutano di avere un sito, se ne infischiano dei social, utilizzano un logo degli anni ’50 e non aggiornano le loro brochure dagli anni ’80 al grido di: «Tanto chi vuole quel che faccio mi chiama comunque!!!».
Si! Certo! Finché sei un monopolista, finché un’azienda moderna e aggressiva non decide di invadere il tuo mercato o finché non arriva sul mercato un valido succedaneo.
E poi…
E poi ti rendi conto di quanto la frase: «Se non ti trovo su Google non esisti!» sia vera e lapidaria, nel senso che rischia di essere scritta sulla lapide della tua attività.
Le mie brochure, il mio sito, il mio logo, il mio listino prezzi, la mia segretaria, i miei commerciali, il mio packaging, i colori e lo stato dei miei furgoni, il mio biglietto da visita, le mie fatture,tutto, ma proprio tutto, ciò che esce dalla mia azienda o che semplicemente viene in contatto con i miei clienti, attuali o potenziali,strong>racconta qualcosa dell’azienda stessa.
Nel caso dell’imprenditore “miope” ipotizzato prima, tutto di lui racconta il suo totale disinteresse nel rapporto con i potenziali clienti e il suo essere fuori dal tempo, il che potrebbe far pensare al fatto che non sia anche produttivamente così attento e all’avanguardia.
E poi…
Semplicemente, chiudi e fai finta di non capire perché.
Soluzioni(?)
Non esiste una soluzione semplice, non c’è una ricetta segreta.
L’unico trucco che si può mettere in campo è: sapere che il marketing esiste e che tutto è marketing.
Quindi può decidere di occupartene solo in parte, puoi decidere di investire poco o tanto, di farti aiutare o meno da altri professionisti…
L’unica cosa che non puoi decidere di fare e non occupartene perché, staresti comunque facendo marketing, facendolo male.
Gualtiero Tronconi