Ricordo ancora, parliamo di più di 20 anni fa, uno scambio di battute con il mio caro amico Sandro Iovine mentre sfogliavamo le foto inviate dai lettori di una importante rivista di fotografia di cui Sandro era Direttore e io Publisher: «Vedi Gualtiero, il nostro sarà un mondo migliore quando la gente capirà che un bel soggetto non fa una bella foto!».

Questione di cultura fotografica

La fotografia e la grafica, e più genericamente la #comunicazione visiva, sono temi molto affascinanti che possono essere affrontati da molti punti di vista differenti con differenti approcci e obiettivi.

Come tutti gli strumenti comunicativi anche la comunicazione visiva ha una sua grammatica, una sua logica, una sua struttura, delle regole e richiede, per essere utilizzata bene, tutta una serie di competenze specifiche.

I bravi grafici, soprattutto quelli editoriali, sanno come indirizzare lo sguardo, l’attenzione e la lettura delle persone nella direzione giusta in modo da guidare il lettore, accompagnarlo, nel seguire l’articolo.

Questa abilità si sta un po’ perdendo.

Un esempio pratico

L’altro giorno stavo seguendo un corso dedicato a Canva, app molto amata da instragrammer e tiktoker e odiata dai graphic design, e il trainer stava dimostrando come si potessero muovere e modificare le immagini facilmente.

A un certo punto il trainer inserisce nel suo progetto l’immagine di un pontile perso nel blu di un mare tropicale, immagine a dire il vero un po’ banale e scontata, per poi “flipparla” verticalmente e riportarla nella posizione originale asserendo che così stava meglio.

Quello di cui non si era assolutamente reso conto era del bilanciamento di tutta la struttura nel suo insieme.

Te lo faccio vedere.

Usare questa foto in questa direzione:

è diverso che usarla in questa:

E se poi ci aggiungi il testo e il logo… le cose si complicano ulteriormente dovendo tenere presente le linee interne dell’immagine e i pesi degli altri elementi grafici presenti.

Ti riporto qua qualche altro esempio gentilmente offerto dal corso di Comunicazione Visiva della FPSchool di Milano:

Un po’ più a fondo…

Se utilizzassi l’immagine del pontile in una rivista cartacea, dove devo invogliare il lettore a girare pagina e proseguire la lettura dell’articolo, sarebbe naturale utilizzare la foto nella seconda versione.

Semplicemente perché, in occidente, la letture procede da destra a sinistra e la balaustra del pontile frenerebbe inconsciamente lo sguardo del lettore come se fosse un . (punto) alla fine della storia.

In questo modo invece, proprio la balaustra guiderà l’occhio del lettore verso il titolo e il naturale ordine di lettura ci farà proseguire nei vari elementi.

Perché approfondire?

Quello di cui ti ho parlato sopra è solo un esempio delle molte cose da tenere in considerazione quando si utilizzano grafica e immagini.

Alcune le ho trattate in qualche articolo già pubblicato, altre le tratterò nei prossimi.

Non ho alcuna pretesa di essere esaustivo, vorrei solo riuscire a darti la consapevolezza che ogni aspetto della tua comunicazione, personale o aziendale, determina un effetto su chi la riceve.

Poco importa che sia una persona preparata, con competenze specifiche, o meno. Tutti ci facciamo “un’impressione” basandoci su automatismi, per lo più inconsci e quindi l’immagine sbaglia, o posizionata in modo errato, disturba chiunque, il tecnico capisce perché, gli altri se ne vanno con una sensazione negativa.

Quindi, soprattutto nella comunicazione aziendale e professionale diventa imperativo prestare attenzione anche a questi aspetti.

Una semplice regola

Una, una sola, sempre valida per tutto quello che esula dal tuo campo di competenza:

Ognuno fa il so mesté

Che dal milanese all’italiano diventa; ognuno deve fare il suo mestiere.

Affidati a professionisti, veri! Come ripeto sempre ai miei clienti: «No! Tuo cugino che fa bellissime foto con il suo cellulare non va bene per fare le foto del tuo staff o dei tuoi lavori».

Quelle del fotografo e del grafico, come molte altre, sono professioni serie e impegnative che presuppongono anni di studi, pratica e competenze specifiche.

Purtroppo, come in tutte le professioni, ci sono “quelli bravi” e gli altri e ricorda che non è detto che i primi si facciano pagare di più…

Gualtiero Tronconi