Io… io sono un judoka, sono un chitarrista, sono un genitore, sono un compagno, sono un figlio, sono un amico, sono un coach, sono un insegnante, sono un mentore, sono un poeta…
Sono una sacco di cose e nessuna di esse mi definisce del tutto.
Neanche tutte queste messe assieme riescono a definirmi del tutto.
Io… io faccio il venditore, faccio il padre, faccio il grafico, faccio il marketing manager, faccio il trainer, faccio il consulente, faccio il critico musicale, faccio la guida, faccio il giornalista…
E tutto questo, che faccio talmente tanto da sembrare ciò che sono, mi definisce ancora meno.
Detto tutto questo mi viene difficile dire cosa io sia e questo, nella mia esperienza di coach, vale per me come gli altri.
Sento tutti definirsi per il comportamento che hanno, per ciò che fanno:
- sono un amministratore delegato
- sono una persona timida
- sono un padre di famiglia
- sono un estroverso
- sono una persona sorridente
- …
Ma tutto questo non parla davvero di noi, racconta solo ciò che facciamo.
Per capire davvero chi siamo, per entrare nel profondo dei nostri valori, dei nostri desideri, della nostra identità ed essenza bisognerebbe andare un po’ più a fondo.
Tutto questo è quasi impossibile da solo, è difficile non cadere nell’inganno del “raccontarsela”, dell’indorare la pillola o dell’autocommiserazione.
Ci vuole qualcuno che ci aiuti a spacchettare le informazioni, qualcuno che faccia le domande scomode, qualcuno che ci spinga oltre e ci guidi verso la “verità”.
Questo è il ruolo di un coach, almeno uno dei suoi ruoli, guidarti da ciò che credi di essere, da ciò che fai, a ciò che sei o potresti essere.